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10 marzo 2016

Redazione Bou-Tek

Dall’edizione di «InterConnectTODAY”» (testata distribuita a Los Angeles ai partecipanti di IBM InterConnect 2016, ndr) dello scorso 25 febbraio, riproponiamo i contenuti dell’articolo di Steve Laughlin, General Manager “Global Consumer Industries” di IBM.

Il modello del retail tradizionale è ormai andato in frantumi. E l’industria lo sa.

In un recente studio, (2015 Retail Outlook) il 58 % dei retailer intervistati si sono detti consapevoli che se le loro aziende resteranno ancorate all’antico modello del negozio fisico non dureranno a lungo. Addirittura, un 72% di loro avrebbe affermato di credere che senza i dovuti aggiustamenti alcuni dei più importanti distributori del momento potrebbero scomparire in capo a un paio d’anni.

Il modello di business della vendita al dettaglio, del resto, si basa su concetti “vecchi” di centinaia di anni:

la selezione dei punti vendita, la creazione dei flussi di approvvigionamento e di assortimento dei prodotti, la gestione della catena delle forniture e di quella della distribuzione; tutto allo scopo di attrarre e fidelizzare i propri clienti…

Ok.

Oggi, però, la tecnologia permette di far saltare i modelli di business tradizionali di vendita al dettaglio. Le aspettative dei consumatori stanno  cambiando drasticamente ed è logico dedurne che

l’industria nei prossimi 10 anni sarà al centro di una profonda trasformazione.

Presto, per esempio, i clienti potranno progettare i propri prodotti utilizzando stampanti 3D… Si può forse far finta di niente?

Rendiamoci anche conto che l’opportunità per i consumatori di diventare co-proprietari della merce si estenderà ben oltre quello che già oggi viene offerto da realtà del calibro di Rent The Runway e Lending Luxury.

È la grande rivoluzione della “Sharing Economy” che secondo le previsioni stravolgerà le modalità e le tipologie delle forniture.

Tutti potrebbero presto concedersi un giro con la Porsche del vicino grazie a nuove modalità di noleggio come Turo, oppure passare un weekend sgambettando sulla bici di qualcun altro, o provando l’ebrezza del windsorf senza doverlo acquistare oppure divertendosi sulla neve con lo snowboard di uno sconosciuto… tutti messi a disposizione da realtà come Splinster; ma non è finita: quanto sarebbe bello andarsene in vacanza qualche giorno senza sensi di colpa per aver lasciato solo il proprio amico a quattro zampe? Bello, e anche possibile grazie a servizi innovativi come DogVacay

Insomma, il cardine della questione è che con i nuovi strumenti tecnologici e una così rapida crescita delle informazioni digitali, i retailer hanno a disposizione molti più canali di un tempo per relazionarsi direttamente con i consumatori.

Il primo passo (che molti devono purtroppo ancora compiere, soprattutto in Italia, ndr) è stato lavorare su modalità di comunicazione omnicanale, in modo da offrire ai consumatori esperienza di acquisto senza soluzione di continuità, a prescindere dal “touch point” con il quale Brand e cliente fossero venuti in contatto.

In futuro il canale sul quale concentrarsi e al quale attingere sarà fondamentalmente uno: il cliente stesso.

Per restare competitivi, i retailer devono diventare più reattivi e da oggi possono pensare di farlo rivolgendosi a tecnologie cognitive che permetteranno loro di analizzare grandi quantità di dati non strutturati, in modo da comprendere meglio i comportamenti dei consumatori e riuscire a differenziare e personalizzare al massimo la consumer experience di chiunque, in qualsiasi momento.

Secondo la ricerca «Thinking like a customer – Your cognitive future in the retail industry» realizzata dall’IBM Institute for Business Value a livello globale sulla relazione fra retail e Watson, il 94 % dei dirigenti di aziende retail che hanno già familiarità con il Cognitive Computing sembrerebbero intenzionati a investire in questa tecnologia già in un prossimo futuro.

Il settore, inoltre, sta prendendo anche coscienza del potenziale connesso all’IoT, derivanti dal fatto che i dati raccolti dai sensori e dai dispositivi internet degli oggetti connessi possono essere utilizzati per migliorare l’esperienza dei clienti, ottimizzare le operazioni del punto vendita e migliorare l’inventario e la gestione della “supply chain”. […]

Associati al Cognitive Computing, tutti questi dati consentiranno al retail di allinearsi perfettamente al nuovo modello di business e di comprendere a fondo le nuove aspettative dei loro clienti.

Forse fra dieci anni non avremo ancora automobili volanti o frigoriferi pensanti, in grado di rifornirsi autonomamente mentre noi saremo al lavoro, ma le aziende del mondo retail che avranno saputo allinearsi con le nuove strategie basate sui sistemi cognitivi saranno con ogni probabilità ancora in piena attività.

 

 


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